Incontro con la giornalista Maria Cristina Benintendi sul caso Cecchettin

Silenzio e rumore, i due diversi modi con i quali l’Italia ha manifestato dolore e sconcerto per il femminicidio di Giulia Cecchettin; la ferma denuncia contro la cultura patriarcale da parte della sorella Elena; il coraggio e l’equilibrio del padre Gino Cecchettin nel riconoscere le responsabilità educative della famiglia, della scuola, del mondo dell’informazione; la solitudine nella dimensione social: sono stati questi i temi da cui Maria Cristina Benintendi ha preso le mosse per coinvolgere i ragazzi del “Masullo-Theti” in una condivisione di pensieri, emozioni e commenti che ha condotto la platea, in maggioranza maschile, a prendere contatto con i pregiudizi subdoli e diffusi circa l’idea del femminile nell’immaginario collettivo. Un’idea di donna ancora gregaria, o vista in funzione del piacere maschile; idea spesso alimentata dalla comunicazione mediatica, riconoscibile in certe forme del linguaggio quotidiano, nelle relazioni di coppia disfunzionali. Dall’Italia al mondo, attraverso una carrellata di video e letture, la Benintendi ha mostrato come il retaggio patriarcale sia un fenomeno globale che tocca l’apice della violenza nella pratica dello stupro come arma di guerra, così come si verifica in Congo.

 Un incontro inclusivo che ha permesso a tutti di sfiorare ed esprimere la complessità del femminile di immaginare la purezza della relazione uomo-donna, al di là di ogni dinamica di controllo o di dipendenza.

Nella parte finale, l’intervento coreografico di Carolina Casaburri che ha danzato sulle note della moderna pizzica Amoreamaro, interpretando, con la potenza espressiva del corpo, il sofferto cammino delle donne verso il diritto di essere se stesse.

E.S.

IL CASO "GIULIA CECCHETIN"

Incontro con la giornalista Maria Cristina Benintendi

18/12/2023.Sala conferenze I.S. “Masullo-Theti”           

Accolta dalle classi 3^C inf; 5^A bio; 5^C bio; 5^A tel; 5^Afm; la giornalista Maria Cristina Benintendi ha coinvolto i ragazzi del “Masullo-Theti”in un appassionante dibattito sul tema della relazione  uomo/donna;  sulle fragilità personali che da essa emergono; sul rapporto tra amore, libertà di scelta, cultura patriarcale, che rappresentano gli aspetti fondamentali della drammatica vicenda di Giulia Cecchettin.

Ha introdotto l'argomento la prof.ssa Elena Silvestrini,che ha evidenziato gli elementi di gravità del caso. Di seguito la Benintendi ha proposto di rivedere il video in cui  Gino Cecchetin legge il suo discorso al funerale della figlia Giulia. La giornalista ha poi chiesto agli alunni delle diverse classi presenti, le ragioni per cui questo caso ha suscitato così tanto interesse anche presso le  istituzioni. Di qui gli interventi degli alunni Santoro Sabato, Michele Matrisciano della 3^ Cinf. e di  Sara Forte della 5^A BIO.

Ognuno di loro ha sottolineato i diversi fattori che hanno reso il femminicidio di Giulia un punto di svolta nella lotta alla violenza contro le donne, ovvero la giovane età della vittima e del suo carnefice; il modo in cui i familiari sono intervenuti per dar voce a Giulia e per far sì che simili delitti non si verifichino più, infine la tensione sull'improvvisa scomparsa della ragazza alle soglie della laurea e la speranza che fosse ancora viva; questi ultimi due aspetti in particolare hanno tenuto alta l'attenzione della nazione dall'inizio al tragico epilogo della vicenda.

La giornalista, accogliendo gli interventi degli studenti, ha poi evidenziato l'efferatezza del delitto nella modalità e nella circostanza: la giovane donna viene uccisa dal suo ex -fidanzato poco prima del traguardo della laurea anche per una questione di competizione.

In contrapposizione alla gelosia di Filippo Turetta per il successo universitario di Giulia è emersa l'empatia della ragazza nei riguardi del suo carnefice, la sua capacità di immedesimarsi nell'altra persona e aiutarla ad affrontare un momento difficile di vita.

E' stato poi trasmesso uno spezzone dell'intervento di Ornella Vanoni alla trasmissione televisiva "Che tempo che fa", dove la famosa cantante parla della condizione femminile nella seconda metà del novecento quando la donna non poteva parlare più del dovuto perché avrebbe infastidito l'uomo che prontamente la zittiva .

La giornalista Benintendi ha poi informato i presenti sul “Codice rosso”,la legge che prevede l'obbligo da parte delle autorità competenti di ascoltare le persone vittime di violenza entro tre giorni dalla denuncia.

E'stato poi mostrato un breve video su Rebecca Masika Katsuva,attivista sociale che ha dedicato la sua vita ad aiutare le donne e le bambine della Repubblica Del Congo vittime di stupri di guerra, una paladina dei diritti umani morta il 2 Febbraio 2016 a soli 49 anni.

Al termine del dibattito, l' esibizione della ballerina Carolina Casaburi,che ha danzato sul ritmo della moderna pizzica “Amoreamaro” . La Casaburri ha poi spiegato che questa danza è legata al morso della tarantola che “pizzicava” le donne, durante il periodo della mietitura, iniettando veleno nelle loro carni, veleno che veniva rimosso proprio attraverso il ballo della pizzica, sin da allora espressione del malessere della condizione femminile nelle società patriarcali.

Una giornata davvero interessante che ha aperto, grazie alle molte sollecitazioni offerte coi diversi linguaggi della narrazione giornalistica e del ballo, molti spunti di riflessione sull'attualità.

Giuseppe Vona 3^ C inf