"Per non dimenticare"

In Italia, lo sappiamo, si legge sempre meno e questo soprattutto fra i giovani. 

Come si fa dunque a promuovere la lettura e a suscitare la passione per essa? Se ne discute da decenni, ma su un punto sono tutti d’accordo: la scuola deve fare la sua parte. “Educare alla lettura” non è la stessa cosa di “Insegnare a leggere”, bisogna far sì che i ragazzi stabiliscano con i libri un rapporto privilegiato e che questi ultimi diventino uno strumento fondamentale per stimolare la loro capacità di pensare criticamente.

L’Istituto Masullo-Theti, grazie alla referente prof.ssa Susy Barone, promuove da anni progetti volti a favorire la diffusione delle pratiche di lettura tra gli studenti e, in previsione della giornata della memoria, gli alunni si sono cimentati nella lettura del romanzo di Titti Marrone “Se il mio cuore fosse pietra”. Per questo, martedì 24 gennaio u.s., nell’ambito del progetto “Incontro con l’autore”, in collaborazione con il circolo Passpartout, nella sala conferenze “Francesco Vecchione” si è svolto l’incontro con l’autrice, cui hanno partecipato le classi III A bio, III C bio, IV A sia, V C inf, V A afm, V A bio, guidate nella lettura rispettivamente dalle docenti Titti Falco, Santa Franzese, Maria Tulino, Rosa Meo e Susy Barone.

Titti Marrone è nata e vive a Napoli. Giornalista, ha scritto sul "Mattino" di Napoli dal 1980 al 2012, poi sull'Huffington Post; insegna “Storia e tecniche del giornalismo” all’Università suor Orsola Benincasa; si è occupata di teatro, storia delle idee, letteratura e politica; ha ricevuto per i suoi romanzi numerosi premi, come evidenziato dalla giornalista Carmela Maietta, presente all’incontro.

In apertura, la nostra dirigente, prof.ssa Elisa De Luca, ha sottolineato come le atrocità raccontate, le discriminazioni e le ingiustizie, purtroppo, continuano a caratterizzare la vita umana. Pericolosa è sicuramente l’assuefazione. Bisogna documentarsi, conoscere, parlarne. Leggere libri che parlano della Shoah è quindi giusto e doveroso, ma allo stesso tempo difficile e angosciante, soprattutto quando questi libri parlano di bambini che hanno dovuto affrontare qualcosa di inimmaginabile come l’essere deportati in un lager nazista.

In ogni caso, leggere “Se solo il mio cuore fosse pietra” ci ha aiutato ad affrontare una tematica difficile con uno sguardo rivolto alla speranza e a considerare quante persone si sono adoperate per prendersi cura del loro prossimo, come accadde a Lingfield. Il libro infatti racconta le storie di 25 bambini sopravvissuti alla Shoah e accolti in un centro di recupero ed assistenza situato in un cottage di campagna in Inghilterra. Ad occuparsi di loro un’equipe di educatrici tra cui Alice Goldberger, allieva di Anna Freud, figlia del noto psicoanalista. Tra le varie storie raccontate nel libro, un posto speciale merita quella di Andra e Tati Bucci come quella “non scritta” del piccolo Sergio, loro cuginetto, che invece sarà vittima degli esperimenti dei medici nazisti.

Questo incontro è stato un’opportunità di maturazione personale e ci ha offerto la possibilità di riflettere sulle tragedie del passato, come la Shoah, per comprendere meglio anche quelle del nostro presente. L’autrice ci ha illustrato quanto sia stato complesso il suo lavoro di ricerca e quanto sia stata dura a livello emotivo scrivere un libro così emozionante, spiegando che si è documentata molto intensamente su tutti i 25 bambini di quella casa d’accoglienza e sorprendendo noi studenti quando ha accennato al fatto che lei fosse ancora in contatto con le sorelle Bucci, con le quali ha stabilito un rapporto speciale.

La vicenda narrata ci svela, in opposizione ad uno scenario di barbarie e malvagità, lo sguardo professionale e dolce di Alice e della sua equipe, che riescono a restituire a questi bambini una seconda opportunità. Unico antidoto l’attenzione, l’amore, la cura, come sottolineato dalla prof.ssa Barone che ha scelto, a chiusura di questo interessante incontro, il brano musicale “La cura” di Franco Battiato. Infatti, se è vero, come afferma la scrittrice, che “di fronte alle guerre l’indizio di umanità rischia di sparire del tutto”, l’unica chiave per operare una svolta risiede proprio nella capacità di “rendere l’empatia un’abitudine, e non un unicum”.

Giada Giannetti e Alessandro Troiano- III A bio